Bambini : lo stato dell’arte
Conosco i bambini, conosco le loro dinamiche , conosco alcune delle azioni in grado di favorire un’ evoluzione positiva dei loro comportamenti legati all’ area della autonomia, delle competenze del benessere e dell’espressività nei vari linguaggi .
Soprattutto osservo molto i bambini nelle loro attività, nei loro giochi; interrogandomi in merito alle strategie che essi pongono in atto.
Mi soffermo ad osservare se i bambini sono più o meno autentici e spontanei nelle loro sperimentazioni, nei loro giochi o piuttosto tendono a riproporre meccanismi e comportamenti non originali . Cerco di immaginare se ciò che fanno è riferito al loro carattere ed ai loro pensieri o tende, invece a riproporre comportamenti “un pò tutti uguali ” che spesso corrispondono ad una sorta di “moda del momento ” o comportamenti premiato sul piano dell’accettazione sociale.
Tutto questo mi è indispensabile per progettare e costruire delle attività che siano davvero utili al miglior sviluppo di ciascuno .
Naturalmente quanto ho qui riferito è sempre accaduto, magari con gradi diversi , perché ognuno di noi , volente o nolente , è sempre condizionato dalla realtà e dal momento che vive . L’importante è esserne consapevoli .
Ma qualcosa ora è cambiato
Mi sento comunque di dire che non è più la stessa cosa da quando i bambini hanno un accesso facilitato alle tecnologie ed agli spazi virtuali sin dai primissimi anni di vita.
Aggiungo che ” nulla è più come prima ” in particolare da quanto i bambini usano, già da piccini e per molto tempo i giochi elettronici ,oppure i telefoni ;diventando sempre più “giovanissimi esperti” di quella che potrei chiamare “comunicazione virtuale”.
Queste riflessioni ,mi rendo ben conto, possono essere di difficile comprensione e quindi risultare quasi inutili per coloro che hanno meno dimestichezza con le indicazioni relative allo sviluppo del pensiero del bambino per come lo descrive Piaget e probabilmente hanno approfondito meno le caratteristiche del primo stadio di pensiero definito dallo studioso ” senso motorio ” .
Per molti dire che il proprio figlio è “abile con la tecnologia ” oppure ” è tranquillo solo se fa quello ” è qualcosa di fantastico; invece a mio avviso- senza assolutamente demonizzare la tecnologia che deve diventare risorsa per tutti , una riflessione va fatta proprio ricordando gli studi fondanti di Jean Piaget che ricordava , per l’ appunto che un bambino nei primi anni di vista ha una tipologia di apprendimento molto legata all’ azione concreta, al fare e rifare in una dimensione che comprende un “allenamento” di tutta la sensorialità ( il bambino deve poter toccare annusare, gustare, vedere ed imparare ad osservare , sentire i suoni ed i silenzi e tanto altro ancora ) .
Sostituire precocemente questo tipo di esperienza con altro potrebbe impedire di costruire dei prerequisiti necessari .
Bene o male
Questo è un discorso comunque già “vecchio” ed è lo stesso che si fa ogni qualvolta subentra qualcosa di nuovo che probabilmente troverà alcuni completamente d’accordo ed altri più “tiepidi ” e dubbiosi . Qui evidentemente non sia può dire che la tecnologia non serva, perché sappiamo tutti molto bene che stiamo dirigendoci verso un futuro nel quale la tecnologia la farà da padrone .
Forse le domande più opportune se vogliamo stare su un focus educativo sono:
- a che età ?
- come ?
- per quanto tempo ?
- per che cosa ?
Personalmente trovo che questa questione non sia stata affrontata ancora con la dovuta cura , tanto che la maggior parte della gente si limita a dire ” non stare tanto “. ma poi, di fatto, non si rende conto di quanto questa “immersione nel virtuale ” possa influenzare la crescita ed i modelli di riferimento .
Allora che fare ?
Forse, anche strizzando l’occhio alle società più avanzate tecnologicamente ( come ,per esempio, il Giappone ) potremmo sintetizzare dicendo che nei primi anni di vista e sicuramente fino agli 8 – 10 anni la tecnologia va data un pò con il contagocce e in contesti che vedano comunque presente l’adulto . Ciò che è invece necessario , sempre rifacendoci alle indicazioni di Piaget che parla di intelligenza ” senso motoria ” è offrire al bambino ed alla bambina occasioni significative per fare esperienze concrete con i colori i materiali, le terre, le stoffe , le storie …. senza puntare subito l’attenzione sui risultati, ma stimolando piuttosto a ” stare sulle esperienze ” e a monitorare i processi e cosa ci permettono di scoprire .
Questa attenzione permetterà al bambino di costruirsi un Metodo, molto efficace , per rapportarsi alla conoscenza. Un Metodo che gli servirà per tutta la vita !
Fattoria delle ginestre
Questo, di fatto è l’impegno che caratterizza l’ azione , da più di 20 anni , di Fattoria delle ginestre che è vero spazio di educazione in natura che utilizza lo strumento del ” fare ” , quello del gioco e della sperimentazione – anche rifacendosi alle indicazioni metodologiche di Bruno Munari – icona mondiale di creatività – per accompagnare i bambini in una fase molto delicata della loro crescita ( ricordiamo che Piaget diceva che ” ..quello che impara un bambino nei prima anni di vita non lo scorderà per tutta la vita ) .
Con proposte durante tutto l’anno , che possono interagire con le altre agenzia educative , Fattoria delle ginestre diventa quindi vero presidio permanente di educazione creativa e, in questo particolare momento, anche una sorta di ” antidoto” rispetto ad un uso eccessivo e talvolta totalizzante della tecnologia .
Silvana Sperati
Per Fattoria delle ginestre .