QUELLO CHE S’IMPARA NEI PRIMI ANNI DI VITA | La Fattoria delle Ginestre
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Progetti creativi, educativi, ricreativi

QUELLO CHE S’IMPARA NEI PRIMI ANNI DI VITA

 

…sarà determinante per “definire” come sarà, poi da grande, un individuo. Da questa considerazione , ricorda Munari, ne deriva la grande responsabilità degli educatori che possono- con le loro scelte- creare le condizioni perché un individuo sia libero – di fare, di pensare, di progettare in modo autonomo e creativo-  o sia un “semplice ripetitore di codici”. Sono parole molto precise da non prendere con leggerezza.

Ogni persona quando diventa genitore , in cuor suo, desidera il meglio per il proprio figlio. Ma cos’è questo ” meglio” ? Questa ritengo sia-oggi più che mai- una domanda importante da porsi.

Certo per prima cosa occorre garantire quelli che sono i bisogni primari: la casa, il cibo, la buona salute … ma “appena un poco più in là “non dobbiamo tralasciare qualcosa di altrettanto importante come lo è la cultura e l’apprendimento che deve oggi tener conto della capacità di ” imparare ad imparare”; capacità che deve diventare patrimonio di ogni individuo in crescita.

Ma cosa c’entra tutto questo con i bambini piccoli,direte voi ? C’entra, c’entra !!!

Il bambino, già molto piccolo , si costruire un suo “modello di realtà” attraverso il contatto con il mondo esterno. Una passeggiata in campagna, un giro al mercato, il  preparare le tagliatelle fatte  a mano…possono essere momenti molto importanti di “azione” e di relativo apprendimento di molte “informazioni” ( naturalmente se in tutto questo il bambino ha accanto adulti consapevoli che sanno rendere queste azioni momenti di apprendimento )

Quello che ho appena citato è un primissimo esempio di ” approccio metodologico”.

Un metodo, andando a considerare quello che si propone in Fattoria delle ginestre,  che mette al centro del fatto educativo il bambino e la bambina e  privilegia l’azione come momento essenziale per la costruzione del sapere.

Questa scelta allontana lo “spettro”  di una forma di studio memonico,non attento a creare relazioni tra i concetti, fissato in una dimensione autoreferente; inoltre supera la “mala abitudine” della scheda da colorare o della scheda come unico supporto per un fare che non è neppure immaginato.

I bambini, non hanno bisogno di esperienze raccontate ed uguali per tutti, ma hanno bisogno di fare in prima persona e poi di condividere, e poi  ancora di conversare ( su quello che scoprono e  su tutti i fatti , a seconda degli interessi personali ), di creare buone relazioni con i compagni e di avviare – com’ era un tempo- dei mini progetti quali possono essere : un nuovo giocattolo, la trasformazione di uno spazio, un oggetto da donare eccetera…

Comprendo bene che tutto questo – anche a fronte dei problemi della scuola d’ oggi – talvolta risulta di non facile realizzazione, ma non per questo dobbiamo trascurarne l’importanza.

Da qui la necessità di ampliare le offerte educative ( non ho detto semplicemente le attività ) dedicate ai bambini,  fin da piccolissimi, ma sempre con grande attenzione alla tipologia di modello educativo che viene proposto.

 

Silvana Sperati


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