Ho una buona abitudine nell’ osservazione dei bambini . Nelle situazione di gioco, nelle proposte a sfondo didattico, nei laboratori creativi, in quelli narrativi, nella relazione tra i pari e con gli adulti.
Questo mi permette, se non altro, di avere un termine di paragone abbastanza preciso tra le ultime generazioni, tanto da poterne trarre alcune riflessioni, senza la pretesa di essere assolutamente esaustivi . Solo qualche rimando.
Uno degli elementi che cattura la mia attenzione riguarda alcune “fragilità” che oggi sono diventate, purtroppo, sempre più ricorrenti.
Tra questa: le difficoltà nei rapporti interpersonali. I bambini è come se non facessero pratica di “relazione”. Lo scambio è difficile: o sono troppo “addosso” all’altro, o stanno in un angolo,o ancora il gesto diventa subito spinta o “placcaggio” . Il movimento , in molti, è continuo e la capacità di cooperazione è spesso tutta da costruire. Inoltre elementi basici utili per costruire buon gioco in gruppo, come l’ascolto, l’alternanza,la pazienza ed anche il saper perdere, diventano lo sfondo su cui costruire ogni azione che vuole avere un reale obiettivo educativo ( e rammento che anche la didattica ed il mondo dei contenuti non può essere avulso da un rapporto che prima di tutto sia educativo)
Accanto a questo mi pare che anche la percezione della propria emotività, del “come si sta”, sia diventato un elemento che necessita cura costante. I bambini oggi non sanno bene riconoscere e collocare le loro emozioni . La tolleranza alla frustrazione è molto bassa, così per poco ci si “scompensa ” .
Rabbia, paura di non farcela, insicurezza… sono “scogli” che spesso anche i genitori non sanno bene come gestire.
Altro elemento che affiora è la noia che compare in bambini sempre più piccoli. Fino a pochi anni fa era impensabile sentire un bambino parlare di noia, tanto erano sempre indaffarati in qualche impresa. Oggi pare che l’azione, l’impresa vada, il più delle volte, sollecitata, educata, motivata con un training specifico, perché spesso tende ad essere “spostata” in un ambiente virtuale più che reale.
Non voglio essere “angosciante” o pessimista. Mi limito ad osservare e a “rilanciare” temi che credo dovrebbero diventare oggetto di riflessione condivisa tra coloro che si occupano della educazione delle generazioni future.
( Silvana Sperati )