Un giorno, quasi distrattamente, una maestra si trova ad osservare dei vecchi registri scolastici.
Va oltre alla calligrafia, non si limita ad osservare le grazie realizzate con il pennino e la china che rimandano, inequivocabilmente, al sapore ed al fascino di tempi che furono.
Il suo interesse va oltre: così legge attentamente ciò che veniva registrato.
Con sorpresa scopre la puntualità, l’attualità e la modernità delle riflessioni della collega.
Il fatto strano è che i registri portano la data degli anni 20 del novecento e questo “incontro”, questo “riconoscimento” tra due insegnanti poteva avvenire ora solo attraverso il tramite di un oggetto .
Un vecchio registro appunto che improvvisamente torna a parlare e ad offrire l’attualità della sua protagonista ed il mondo che la circondava .
Tutti noi siamo attorniati da oggetti che hanno tante storie da raccontare ed anche la scuola ne è ricca : calamai, carte assorbenti, pennini, libri e quaderni….
Ma perché parlino occorre saperli interrogare e soprattutto occorre la pazienza di ascoltarli
Questo è il pretesto dal quale nasce la MOSTRA ” GLI OGGETTI PARLANO” – materiali, pensieri, memorie della scuola di ieri ci raccontano le prospettive di oggi ospitata presso la Fattoria nell’aprile 2015
Nei giorni successivi all’esperienza spesso torniamo con la mente alla bella giornata che ha visto protagonista la mostra ” Gli oggetti parlano” presso Fattoria delle ginestre ( evento condiviso con Ecomuseo della prima collina ) Ciò a riprova che i fatti, quando hanno senso, continuano a generare qualcosa .
La collezione di oggetti si è rivelata molto interessante e capace di fornire spunti di riflessione assolutamente attuali per la scuola e per l’educazione in genere : dalla abitudine delle insegnanti di redigere puntuali diari, ai libri con indicazioni operative sintetiche, ma molto incisive, sia per lo scrivere che per il conto, alla delizia di alcuni sussidiari di inizio secolo. Nei diari delle maestre comparivano spesso memorie di una didattica che tiene conto del fare ( una lezione sulla neve, per esempio ) e dello stupore di scoprire come una passeggiata in natura può essere fonte di grande insegnamento ( il grande libro della natura ).
Preziose le riflessioni che sono seguite e che hanno sottolineato il valore di una scuola che sa essere creativa, in grado di comprendere le attitudini di ciascuno ( chiaro l’esempio della bimba che ” si muoveva sempre” e che molto semplicemente, si scoprì che” aveva la danza nel cuore” ) per passare ad una riflessione che ci ha mostrato un altro aspetto delle tecnologie. Da un lato aiutano, sostengono, agevolano, aprono scenari, ma dall’altro – essendo una sorta di “prolunga” o di sostituto dell’ azione umana finiscono per inibirla, per indebolirla.
Ormai non ci sforziamo più per comprendere un brano, tanto lo possiamo registrare e risentire quante volte vogliamo. Non è così importante imparare a misurarsi con il mondo “degli altri” : discutere , arrabbiarsi, fare pace perché sempre prima, nella vita di ciascuno, i social diventano luogo privilegiato ( e spesso anche unico) di relazione e di scambi anche per i bambini e i ragazzini. Perché allenarsi a contare con la mente ed a ragionare quanto vi è una comoda calcolatrice ?
Questo progressivo allontanamento dal fare se non è equilibrato con tempi, proposte e spazi anche diversi ,rischia di allontanare i bambini dalla comprensione dei processi, dal capire “cosa determina cosa”, dal percepire e comprendere lo sforzo necessario per affinate una competenza. Più semplicemente dalla capacità di stare e percepire in un “qui ed ora” necessario per il “vero” apprendimento.
Questi pensieri- condivisi-ci fanno meglio capire e ci restituiscono il senso del nostro impegno .
( Silvana Sperati )