A volte usiamo le parole riferendoci ad un significato che abbiamo appreso e che finiamo per considerare prevalente, spesso non consideriamo neppure tutti i significati racchiusi in una parola, però se abbiamo la pazienza e la curiosità di andare a scoprire da dove derivano le parole, veramente si possono scoprire cose interessantissime, che possono sostenere esperienze e scoperte a non finire .
Prendiamo, per esempio in esame la parola “desiderare“.
E’ una parola di cui si parla tanto. Nella pubblicità, ad esempio, se ne fa un grande uso, anche veicolando molte proposte commerciali che dovrebbero corrispondere ai nostri desideri o forse cercando di stimolarci dei desideri o dei bisogni nuovi ( sempre necessari ? Questa è un’altra questione ancora ) .
Nei periodi delle festività i desideri sono spesso chiamati in causa, magari non sempre adeguatamente rispetto ad aspettative e bisogni.
Proviamo a scavare un pò di più ( utilizzando anche il dizionario etimologico De Agostini ” ) intorno a questa parola.
Deriva dal latino “desiderare”: parola composta da “sidera”, cioè stelle e dalle preposizione “de” che significa allontanarsi da qualcosa.
Il verbo significa perciò “allontanarsi dalla visione delle stelle”, cioè essere privati di qualcosa di bello e voler pertanto colmare questa mancanza.
Quindi ” se desideri qualche cosa, vuol dire che saresti più contento di come sei ora se potessi avere quello che desideri: allora si capisce come dietro ad ogni desiderio c’è comunque una mancanza, che può essere piccola o grande “.
Rispolverando gli studi passati il rimando va alla visione di Dio di cui l’uomo ha goduto ed alla mancanza che prova con la sua scacciata dal Paradiso Terrestre; mancanza che appunto fa nascere il desiderio .
Allor possiamo ragionare di queste cose anche con i bambini, che, ricordiamo sono grandi filosofi e spesso – solo per compiacere il nostro immaginario si accontentano delle “cose da bambini” che noi proponiamo loro, ma che possono invece riflettere su tanti elementi, offrendoci visioni veramente straordinarie
( e questo ve lo dice chi parla e ragiona con i bambini da almeno 30 anni e quindi ha esperienza in merito ) .
Dunque proponendo- nella giusta maniera – queste tematiche i bambini iniziano, per esempio, a dire :
” allora ci sono desideri grandi e desideri più piccoli ”
” forse il desiderio di un cioccolatino non è poi un gran desiderio “
Attraverso questi stimoli riflettono tra di loro, si scambiano pensieri o meglio costruiscono pensiero e questo è proprio la funzione ultima dell’apprendimento: costruire pensiero !
Questo aspetto è da valutare con attenzione soprattutto se si considera che i desideri dei bambini oggi vengono spesso decisi dagli adulti.
Continuando per questa strada si può, per esempio, esplorare un’altra parola che può essere interessante e pertinente : “ considerare“
Il suo significato è ” scrutare le stelle ” cioè valutare attentamente tutti gli aspetti di un problema, così come gli antichi scrutavano attentamente le stelle per orientarsi nel loro cammino
Allora se accostiamo le due parole ( ricordando la lezione di Rodari ) si ricava un invito che potrebbe rivelarsi stimolante : “considerare i propri desideri “.
Da questo nuovo stimolo si può aprire un altro mondo interessantissimo di riflessioni di considerazioni, di dialoghi, di “relazioni ” tra i pensieri …che può essere generativo di molto in educazione e diventare una strada aperta per stimolare i bambini a “leggersi “.
Ecco questo potrebbe essere un modo per agire sui significati ed anche per costruirne di nuovi.
Senza sforzo, ma con il piacere ed il gusto per la conoscenza .
(Silvana Sperati per Fattoria delle ginestre )