I bambini e l’arte
Uno dei primi codici che utilizza la persona bambina per esprimersi è quello grafico. Allo stesso modo i primi uomini, quando ebbero avviato la prima comunicazione tra di loro attraverso suoni codificati , segnano la parete, la roccia con graffiti che ancora oggi ci emozionano.
Allora possiamo notare una chiara relazione tra il bisogno di esprimersi, attraverso segni e disegni, che si riscontra all’avvio della civiltà come all’avvio dell’ esistenza del bambino. Di ogni bambino, in ogni parte del mondo. Attraverso il disegno si sviluppa una profonda riflessione sul mondo che si evolve ed assume connotazioni diverse a seconda delle scelte che opera l’artista . Possiamo dire che il disegno, il dipinto ogni volta fa esistere un modo differente. Ma al tempo stesso l’artista opera anche una profonda riflessione sulla propria percezione, sul proprio mondo emozionale. Dunque sul foglio, sulla parete, sulla tela si sviluppa uno straordinario atto attraverso il quale la persona rappresenta a se stesso il mondo e restituisce la sua personale visione che diventa metafora di una realtà ( anche nuova ) possibile.
Se assumiamo questo punto di vista siamo stimolati ad osservare con un’attenzione diversa l’azione del bambino che fin da piccolissimo ( verso i 20 mesi si sviluppa un’ attenzione consapevole al segno che è prima di tutto impronta e traccia ) esprime il suo bisogno di comunicare attraverso il disegno e diventiamo consapevoli della assoluta necessità di accogliere e creare le condizioni affinché tale bisogno espressivo possa manifestarsi e svilupparsi al meglio. Purtroppo se osserviamo alcune pratiche, in atto anche presso le strutture scolastiche e sostenuto dalla “stampa didattica”, osserviamo come la richiesta di performance uguali per tutto, magari veicolate anche con la presentazione di materiale in scheda, costringe il bambino ad abbandonare la sua personale ricerca per aderire ad un modello più conformista e decisamente limitante.
Quello che è il luogo della sperimentazione e della scoperta, diventa lo spazio del “lavoro scolastico” e del “colorare bene “.
Queste mortificazioni quando avvengono in modo sistematico possono togliere addirittura il piacere ed il desiderio di esprimersi graficamente dei bambini che ben presto si bloccheranno dicendo ” non sono capace” per poi abbandonare per sempre questo indispensabile linguaggio .
Di fronte a questi scenari ci sentiamo di ribadire la necessità di restituire invece il linguaggio, le tecniche, la dimensione della ricerca, che è insista nel processo artistico, all’esperienza dei bambini non perché tutti divengano artisti, ma perché tutti abbiano la possibilità di sperimentarne i mezzi e soprattutto di educare la loro sensibilità.
Spesso sentiamo ripetere che il nostro Paese, dotato di elementi artistici, naturalistici, come nessun altro, non è in grado di farne risorsa, ma chiediamoci cosa stiamo facendo per educare le sensibilità di futuri fruitori di tale patrimonio ?
Le cose non si improvvisano, si educano . Chi non è stato educato ad osservare , a cogliere i particolari , a creare nuove relazioni tra ciò che vede, tocca, sente …come potrà essere in grado di apprezzare realmente l’arte ed il patrimonio ?
E’ necessario riflettere su tali aspetti che hanno costituito per anni ed in molte culture uno degli elementi inalienabili di una educazione che era rivolta alla persona tutta e che considerava la sensibilità ed il gusto estetico come segnale gentile di cultura, di raffinatezza, di armonia.
Da qui la necessità di una “scuola d’arte per bambini” che vogliamo continuare a promuovere alla Fattoria delle ginestre e a connettere con il nostro territorio, consapevoli della necessità di offrire ai bambini un luogo protetto dove possano coltivare tale bisogno sviluppando, con naturalezza e in un clima adeguato, un’ attitudine verso la ricerca, l’osservazione e la sperimentazione.
Silvana Sperati
per Fattoria delle ginestre